Coldiretti event at Brennero • Legambiente

Fight against agromafia, reciprocity of quality standards and fight against pesticides banned in the EU. FederBio, Legambiente and Slow Food Italia bring their commitment to the protection of Made in Italy food to the Coldiretti event at Brennero.

FederBio, Legambiente And Slow Food Italy they chose to participate together in the event, organized by Coldiretti at the Brenner pass to raise awareness among institutions on the issue of the obligation of origin on the label for agri-food production and to combat the importation of products that are sold as Italian, without however respecting the rules and standards required for national products, thus generating conditions of unfair competition for Italian producers.

The joint presence of the three organizations aims to be one demonstration of support for farmersworn out by economic and climate challenges that they can no longer manage, and aims to share some constructive proposals to protect Italian agri-food production. Among all that of the revision of the criterion of the latest transformation of the European Union Customs Code and of the place of origin: «It is essential to overcome the current rules on the customs code – explains Ettore Prandini, president of Coldiretti – to decisively combat fraud in our agri-food sector. We must prevent consumers from being deceived and block everything that allows it to be sold as Italian, perhaps even disguising its name, such as a ham made with pork legs from abroad. We then need to insist on the principle of reciprocity – adds Prandini – in a situation which sees the entry across borders of products treated with substances and methods banned in Europe which do not comply with the same community regulations in terms of food safety, protection of the environment and Work. An unfair competition that damages European farmers who are also subjected to regulations and constraints that are often out of touch with reality. For this reason – concludes Prandini – we have also launched a signature collection with the proposed popular initiative to make the agri-food chain transparent”.

FederBio, Legambiente and Slow Food Italy, alongside Coldiretti among the 10,000 farmers who climbed to the Brenner Pass during the two days of mobilisations, have presented some requests that they consider priorities to relaunch the entire national agriculture, based on the agroecological transition, the true response to the food systems crisis. The organic method offers a way of producing that respects soil fertility, the health of citizens and environmental ecosystems, which can become a point of reference for the entire agricultural sector.

«The bill against agromafia and agro-piracy which is currently inexplicably stalled in the Chamber of Deputies must be recovered and approved quickly. We ask the Government and Parliament for an act of responsibility to resolve this situation.” This is what he asks che oggi dal Brennero lancia un messaggio forte e chiaro a tutte le forze politiche, denunciando lo stallo in cui si trova il ddl contro le agromafie e l’agropirateria. «Un vuoto normativo da colmare al più presto e che permetterebbe, con l’introduzione nel codice penale dei nuovi delitti contro il patrimonio agroalimentare e un inasprimento delle pene, di contrastare la criminalità organizzata che ha affondato le sue radici anche nella filiera agro-alimentare, dal campo alla tavola. Parliamo di norme previste dal disegno di legge elaborato dopo un lungo e approfondito lavoro dall’Osservatorio sulle agromafie promosso dalla Coldiretti e presieduto da Giancarlo Caselli per fermare la concorrenza sleale e che condividiamo in pieno». 

«Il disagio profondo del settore primario che abbiamo visto sfociare nelle piazze in questi mesi è il frutto della tempesta perfetta che ha travolto l’agricoltura europea. Gli eventi climatici estremi sempre più frequenti e sempre meno prevedibili hanno ridotto le rese. I prezzi pagati ai produttori sono sempre più bassi e le aziende non coprono i costi. Da decenni ormai le politiche agricole nazionali e internazionali sono miopi e confinano la produzione alimentare a un insalubre assistenzialismo. A ciò si è aggiunta la concorrenza – sleale di fatto, legale nella forma – da parte di Paesi che non sono tenuti a rispettare le regole valide in Italia, in termini ambientali per l’uso di fitofarmaci, e in termini etici per i diritti di lavoratori e consumatori» sottolinea Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia. «Riteniamo dunque urgente istituire clausole specchio nelle relazioni commerciali dell’Unione con i Paesi terzi: un sistema in grado di regolamentare la concorrenza fra prodotti locali e di importazione, garantire ai consumatori trasparenza su alimenti importati e limitare al contempo gli impatti negativi su salute, società e ambiente negli stessi Paesi esportatori. Introdurre clausole specchio consentirebbe di attuare gli obiettivi del Green Deal, premiando – ovunque – le aziende che producono cibi sani nel rispetto della fertilità del suolo e degli ecosistemi, sostenendo affinché possano modificare il proprio modello produttivo, passando da monocolture intensive a pratiche agroecologiche per un’agricoltura che non comprometta il futuro, ma lo garantisca» conclude Nappini. 

«FederBio considera prioritaria per i prodotti biologici la questione del “giusto prezzo”, elemento chiave per difendere il reddito degli agricoltori e garantire la trasparenza di tutta la filiera nei confronti dei cittadini. Per questo dobbiamo evitare situazioni di concorrenza sleale ed è fondamentale che, per i prodotti agroalimentari importati, siano rispettate le stesse norme che valgono per i produttori italiani ed europei. Questo è un punto chiave anche per il biologico, per il quale condividiamo l’iniziativa di Coldiretti» sottolinea Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. «Il Regolamento europeo sul bio prevede, per le importazioni dei prodotti biologici, il passaggio dal principio di equivalenza a quello di conformità a partire dal 2025. Questo significa che gli alimenti bio importati dovranno rispettare le medesime regole cui sono sottoposti gli agricoltori bio europei. Riteniamo che lo stesso principio debba essere applicato all’agricoltura convenzionale. Si tratta di una differenza sostanziale perché impone a chi esporta in Europa di seguire le medesime regole e standard imposti agli agricoltori Ue anche per quanto riguarda l’uso dei fitofarmaci. L’introduzione del principio di conformità a tutta l’agricoltura eviterebbe che ingenti quantitativi di principi attivi vietati in Ue, siano scaricati dalle multinazionali nei Paesi in via di sviluppo, rientrando poi in Italia e in Europa sotto forma di frutta e altri alimenti. Bloccare questi agrofarmaci è fondamentale per tutelare la salute, la fertilità del suolo e gli ecosistemi, ma anche per contribuire a superare situazioni di concorrenza sleale per gli agricoltori» conclude Mammuccini. 

 
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